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RIVISTA DI CULTURE DI FRONTIERA

Taras Ševčenko, poeta e pittore ucraino

Posted by pasha39 su dicembre 24, 2007

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Dal ciclo “Nella casematta”, composto negli anni della prigionia
  
   Ricordate, fratelli miei… – 
Affinché quella sventura non ritorni  –
Come voi e io guardavamo
Per bene da dietro le sbarre.
E, certo, pensavamo: “Quando
Per un consiglio quieto, una chiacchiera,
Quando ci incontreremo di nuovo
Su questa terra devastata?”
Mai, fratelli, mai berremo
Insieme l’acqua del Dnipro!
Ci separeremo, disperderemo nelle steppe,
Nelle selve la nostra sventura,
Crederemo ancora un po’ alla libertà,
Poi cominceremo a vivere
   Tra la gente, come la gente.
   E finché sarà così,
   Amatevi, fratelli miei,
   Amate l’Ucraina,
   E pregate il Signore
   Per lei, povera di talento,
   Dimenticate, amici,
   E non maledite.
   Talora ricordatevi di me
   Nella crudele schiavitù.

[1847, Fortezza di Orsk]

I

   Ohi, sola, sono sola,
Come un filo d’erba nel campo,
Ma Dio non mi ha dato
Né la felicità, né la sorte.
Dio mi ha dato soltanto
La bellezza – gli occhi castani,
Ho pianto tutte le lacrime
Nella solitudine di fanciulla.
Non ho conosciuto né
Un fratellino, né una sorellina,
Sono cresciuta tra estranei,
Sono cresciuta – senza amore!
Ma dov’è il mio sposo,
Dove siete, persone buone?
Non ne vedo, io sono sola.
Non avrò uno sposo!

[Tra il 17 aprile e il 19 maggio 1847, San Pietroburgo]
 

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