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… La quantità delle opere di Prigov è leggendaria. Egli si è impegnato a scrivere diecimila poesie, e ha largamente superato questo impegno (senza considerare i testi di altri generi e forme). Per tutta la vita ha scritto alcune poesie al giorno, e in questo gesto d’avanguardia si percepisce una chiara sfida – all’interpretazione tradizionale dell’“opera”. La quantità in Prigov non è l’intenzione di creare il maggior numero possibile di “opere”. È l’intenzione di rendere la quantità stessa un’opera. L’apparente dilettantismo e la chiara negligenza sono stati percepiti come una qualità particolare, come una variante di pseudo primitivismo letterario.
Prigov è l’apostolo della libertà artistica. Tipicamente prigoviano è l’estraniamento dalla qualità, dalla norma letteraria. Egli ha mostrato che i versi possono essere molto vari, di qualsiasi tipo, che non è obbligatorio avere un atteggiamento così serio verso la missione del poeta, dato che non è un ruolo unico, bensì una moltitudine di ruoli, tra cui ci sono anche quelli comici. (Paolo Galvagni)
Il “Ponte del palazzo” (Dvorcovyj most) è uno dei più importanti ponti di San Pietroburgo.
Michail Nikitajskij è nato ne 1969 a Leningrado – San Pietroburgo, dove vive tuttora. È leader del gruppo “ptickin les” [Bosco degli uccelli]. Leggi il seguito di questo post »
Chi ha paura di Cappuccetto Rosso? Visioni, musiche, parole dal mondo rom (che è anche il nostro mondo)
proiezione delle foto realizzate dai bambini
AUTOBIOGRAFIA DEL CAMPO e del cortometraggio CHI E’ CAPPUCCETTO ROSSO? di Eva Ciuk
testimonianza di EVA RIZZIN membro comunità italiana dei sinti
musica dei ŽUF DE ŽUR
martedì 26 febbraio 2008, ore 20.30 – TRIESTE – Teatro Miela
replica della serata con la proiezione del cortometraggio
KDO JE RDEČA KAPICA? di Eva Ciuk doppiato in sloveno
Con la musica del duo di ALESSANDRO SIMONETTO e ROBERTO DARIS
e altri ospiti
Martedì 18 marzo 2008, ore 20.30 – GORIZIA – Kinemax
Monique Pistolato, “Un tempo necessario”, Edizioni La Meridiana, 2007.
Recensione di Francesco Tomada
Ho conosciuto Monique Pistolato quasi due anni fa, ad un incontro per presentare “Un’altra stanza in laguna”, il suo precedente libro di racconti. Una donna minuta, dolce, timida, in apparenza mi verrebbe da dire inoffensiva; così ho pensato di lei e della sua scrittura nei primi momenti, se non fosse che quella scrittura non me la sono più tolta di dosso. È capacità di pochi quella di saper reclamare attenzione senza gridare, ma con il solo nudo peso delle parole, che diventano dolci o taglienti, che si aprono a squarci improvvisi di delicatezza o di asprezza. Davanti a questo si è impreparati e indifesi. Leggi il seguito di questo post »
A Ravenna, dal 17 febbraio al 27 aprile, si terrà ParolErranti, un ciclo di incontri con la scrittura e la musica delle migrazioni. Organizzato dall’associazione Città Meticcia di Ravenna ParolErranti sarà l’occasione per scoprire la nuova letteratura italiana ad opera di autori di origine straniera che hanno scelto la lingua di Dante come veicolo di espressione. Accompagnati da musicisti, strumenti e suoni giunti in Italia grazie all’immigrazione.
Tutti gli incontri, a ingresso gratuito, si terranno di domenica, alle 17.30, nei locali del Mama’s Club di Ravenna, in via San Mama 75 Ravenna.
PROGRAMMA
Domenica 17 febbraio Tahar Lamri (Algeria)
con Mabrouk & Gnawa Rai al liuto e percussioni (Tunisia – Algeria)
Domenica 24 febbraio, a Lugo di Romagna (RA), personale di pittura MIRACOLI di Gian Ruggero Manzoni che s’inaugurerà alle ore 17 presso il Palazzo del Commercio, Sale Lino Longhi, Via Acquacalda 29.
Per leggere una parte della presentazione di Paola Castagna scritta in catalogo, cliccare QUI
È morto giovedì notte Lipej Kolenik, nome di battaglia “Stanko”, partigiano e scrittore, uomo da sempre impegnato a rivendicare la libertà come valore supremo di ogni essere umano. Per ricordarlo, pubblichiamo la sua intervista rilasciata ad Angelo Floramo per l’ottavo numero della rivista PaginaZero che è stata onorata di ospitare queste parole.
La pioggia del partigiano “Stanko”: dialogo con Lipej Kolenik
a cura di Angelo Floramo
Piove. Sono gocce fitte, pesanti, fredde, che appannano i vetri della macchina. Anche se luglio è appena iniziato qui sembra già autunno.
La strada insegue la Drava, tradendola a tratti per lasciarsi inghiottire dalle macchie verdi dei tigli, che hanno foglie brillanti come ramarri. Sono già le due del pomeriggio ma sembra che il fiume non si voglia ancora svegliare dal torpore della notte. Forse per questo lascia che il buio ristagni in pozze di ombra nelle fosse che delimitano il suo letto. C’è bruma dappertutto.
È Carinzia, ma ovunque ti giri è la Slovenia che vedi: nei tetti dei villaggi, nel modo di costruire le case, per come si raccoglie il fieno sui graticci di legno. È terra di confine. Bilingue.
Tutto fluttua dall’asprezza germanica alla rotondità slava: Bleiburg, Edling, Neuhaus, Rinkenberg diventano più dolci anche sul percorso della mappa: Pliberk, Kazaze, Suha, VogrcŠe.
Vale per i nomi dei luoghi come per le donne. Hanno occhi che sanno già d’oriente, direbbe Paolo Rumiz. Segui la Drava e sconfini senza accorgertene. Leggi il seguito di questo post »
Gentili amici,
il 2008 sarà il tredicesimo anno di attività di Casa della poesia. Anni densi di attività, programmi, eventi, incontri internazionali, festival. Possiamo oggi affermare con orgoglio che il progetto di Casa della poesia si è consolidato a livello internazionale diventando un vero punto di riferimento per poeti, scrittori, intellettuali, appassionati di tutto il mondo.
Nei prossimi anni pensiamo di confermare e potenziare progetti e incontri con protagonisti della cultura e della poesia provenienti da tutto il mondo (Incontri internazionali di poesia organizzati in varie città italiane e all’estero, incontri singoli o su temi specifici, presentazione di libri, proiezioni, seminari, incontri con le scuole, produzioni di audio e video, ecc. ecc.).
Il mese prossimo sarà inaugurata la “Casa dei poeti”, la nostra casa-alloggio, che renderà il progetto di Casa della poesia davvero unico nel panorama internazionale. Leggi il seguito di questo post »
…ma alla fine forse sono solo stanco, soprattutto di me stesso. credo sempre di più che a un certo punto bisogna recidere veramente i ponti, bruciarli dietro di sé per non continuare a inseguire fantasmi. è un bisogno di sentirsi vivi, non di Vita: quella c’è sempre…
…forse bruciare i ponti dietro di sé significa fare in modo che solo i NOSTRI fantasmi ci seguano, solo loro e non più quelli degli altri. e che nella solitudine nostra con loro, loro inizino veramente a riparlare la lingua necessaria e Vera…
Nei primi anni del Novecento lo zar fece costruire un tempio buddista a San Pietroburgo, allora capitale dell’impero zarista. Si voleva così riconoscere il diritto alla confessione religiosa a due etnie – i burjati e i Calmucchi.
Scrive la poetessa Elena Švarc nell’introduzione al poemetto “Racconto frammentario su un appartamento in coabitazione”:
In Spagna (e, pare, in nessun altro luogo) sono convissute a lungo tre fedi: il cristianesimo, il sufismo e – in una delle sue manifestazioni più raffinate (la cabbala) – il giudaismo. Tre culture vivevano come vicini di casa.
Ho voluto rappresentare ciò nella realtà, ma l’unica realtà che conosco è il mondo della città più fittizia al mondo, dove tutto può (poteva) essere, dove, alla fine, vivono insieme i templi ortodossi, una chiesa cattolica, una moschea, una sinagoga e un tempio buddhista. Leggi il seguito di questo post »
Ma perché, di tutti gli ultimi dipinti di Braque, è il vaso ocra ad essermi rimasto più vivamente impresso nella memoria? Forse perché rivolgendosi, dando tanto peso a una sola parte della superficie del più semplice e, in un certo modo, del più insignificante degli oggetti, egli valorizza al tempo stesso tutto ciò che non dipinge, dà valore alle cose più smorte e nulle e esalta tutto quanto le supera fino a colui che le guarda… Braque che cerca di salvare questi fiori perituri, Braque come disarmato di fronte a queste cose che egli interroga, che cerca di bloccare su una tela per un po’ più di tempo, il più a lungo possibile, una particella di tutte queste cose e di se stessi e degli altri… Che cerca di salvare qualcosa dell’immenso nero spalancato che le avvolge, che le intacca da ogni parte, ma no! Non sono i fiori, siamo noi e i dipinti ad essere i più fragili. I fiori, loro, continuano impassibilmente a spuntare e il loro nero non è il nostro… Vado alla finestra, guardo fuori nella notte, la montagna nera, il cielo che brilla di tante stelle e il rumore dell’acqua. Ah sì, gli uomini continuano così come i fiori, mai completamente uguali, ma loro, gli uomini, fanno della pittura e questo cambia tutto… Ma perché, perché i fiori ci sembrano meravigliosi? (Alberto Giacometti)
In Albasuite ho coinvolto altri ho coinvolto altri nove registi (Guido Chiesa, Enzo Mercuri, Fatmir Koci, Rosita Bonanno, Emma Rossi Landi, Marco Bertozzi, Mario Balsamo, Rossella Schillaci, Antonio Bellia) e ho chiesto loro di realizzare il proprio lavoro in piena libertà: nell’arco di un anno abbiamo realizzato 9 documentari. Il concetto di serie viene annullato nell’accezione odierna, in cui tutto è standard, format. Qui la regola è la libertà di espressione, la diversità dei linguaggi e degli approcci, sia per quanto riguarda i contenuti che le modalità, le forme. La cosa che accomuna questi documentari è il racconto di queste antiche popolazioni, le loro forme religiose, le musiche e i canti, la lingua e la cultura. Vi è anche una sintesi dei concetti di migrazione e di trasformazione. Albasuite è un’indagine sui linguaggi e di ciò che cresce tra i cineasti che prediligono la forma del documentario. È il sud che parla, è il sud che fa sentire la sua voce, questa volta in una lingua antica: l’Arbëresh! (Salvo Cuccia)
OMON, sigla di Otrjad milicii osobogo znacenija [Reparto di polizia di destinazione speciale] –
unità speciali della polizia (“milicija”) russa, che operano alle dipendenze del ministero degli Interni.
Gli OMON sono state accusate di violazioni di diritti umani – rapimenti, torture, aggressioni e
ammazzamenti.
Si ritiene che negli anni ’90 ci fossero tra 5000 e 9000 uomini al servizio dell’OMON.
Al 2007 il numero ufficialmente è salito a 20.000 in tutta la Russia.