VOCI DA EST: IL DESTINO DEI SERBI
di Angelo Floramo
Solo Peter Handke ha saputo raccontare l’inverno gelato dei Balkani vagabondando, alla fine degli anni ’90, tra i villaggi del Danubio, della Sava, della Morava e della Drina. Cercava giustizia per il popolo serbo, affamato da anni di “embargo”, demonizzato dall’opinione pubblica internazionale, che lo presentava come una rozza e ancestrale accozzaglia tribale assetata di sangue. Slobodan Miloševic’ sarebbe stato il suo oscuro e farneticante sciamano. Ma la generale miopia politica dell’Europa, o peggio il freddo calcolo della ragion di stato, ignorò del tutto che a Belgrado, a Novi Sad, a Pančevo stava maturando una forte e responsabile opposizione al regime, fatta di intellettuali, giornalisti, operai, studenti. Artisti. Molti di loro sono ora al governo. Non li si volle ascoltare. Non li si seppe aiutare. E vennero travolti dai bombardamenti del 1999, in cui morirono più civili che militari; furono colpite infatti scuole, uffici, fabbriche e ospedali. Tirava, oggi come allora, aria di “stati canaglia”da disarmare, per salvare a tutti i costi l’alto valore della pace e della democrazia in chiave occidentale. E mentre sulle piste di Aviano i bombardieri rollavano i motori, da Camp David l’America sorridente in tenuta da golf si apprestava a ridisegnare l’ Europa in stile USA, specialmente quella ex comunista. Leggi il seguito di questo post »