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RIVISTA DI CULTURE DI FRONTIERA

Archive for the ‘VOCI DA EST’ Category

Il destino dei serbi

Posted by Mauro Daltin su marzo 7, 2008

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VOCI DA EST: IL DESTINO DEI SERBI
di Angelo Floramo

Solo Peter Handke ha saputo raccontare l’inverno gelato dei Balkani vagabondando, alla fine degli anni ’90, tra i villaggi del Danubio, della Sava, della Morava e della Drina. Cercava giustizia per il popolo serbo, affamato da anni di “embargo”, demonizzato dall’opinione pubblica internazionale, che lo presentava come una rozza e ancestrale accozzaglia tribale assetata di sangue. Slobodan Miloševic’ sarebbe stato il suo oscuro e farneticante sciamano. Ma la generale miopia politica dell’Europa, o peggio il freddo calcolo della ragion di stato, ignorò del tutto che a Belgrado, a Novi Sad, a Pančevo stava maturando una forte e responsabile opposizione al regime, fatta di intellettuali, giornalisti, operai, studenti. Artisti. Molti di loro sono ora al governo. Non li si volle ascoltare. Non li si seppe aiutare. E vennero travolti dai bombardamenti del 1999, in cui morirono più civili che militari; furono colpite infatti scuole, uffici, fabbriche e ospedali. Tirava, oggi come allora, aria di “stati canaglia”da disarmare, per salvare a tutti i costi l’alto valore della pace e della democrazia in chiave occidentale. E mentre sulle piste di Aviano i bombardieri rollavano i motori, da Camp David l’America sorridente in tenuta da golf si apprestava a ridisegnare l’ Europa in stile USA, specialmente quella ex comunista. Leggi il seguito di questo post »

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Voci da Est – Saša Zograf

Posted by Mauro Daltin su novembre 12, 2007

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Voci da Est – Saša Zograf

di Angelo Floramo

Per ingrandire lo splendido logo di Saša Zograf cliccaci sopra. Il logo è stato appositamente realizzato da Zograf per il Diario-Sezione Voci da Est di Angelo Floramo.

Ogni presentazione di Saša risulterebbe impietosamente banale. Di lui è già stato detto, scritto e raccontato tutto da ben altre penne, molto più preparate della mia. Da che cosa cominciare allora? Forse da quando l’ho incontrato per la prima volta, a Villacaccia, in una vecchia casa contadina, di quelle coloniche, friulane di Bassa pianura, costruite in pietra di fiume grigia e legno di rovere. Giurerei che fosse novembre: il colore che mi ricordo di più è quello delle foglie, l’odore quello delle castagne, il sapore quello mieloso della ribolla, torbida e freschissima. E sciami furiosi di scintille dal braciere acceso nel centro dell’aia. Freddo che ti arrossa il naso. E ti congela le orecchie. Saša era già Zograf. Almeno per noi lo era fin dai bombardamenti NATO su Belgrado, nel 1999. Ce li raccontò a fumetti, spedendo le strisce via e-mail ai giornali di tutto il mondo, per testimoniare quell’orrore. Ed era lì, a due anni di distanza, per presentare una mostra di cose sue. Bellissima. Ricordo anche un giovane “bluesman”, completamente ubriaco, strafatto di Tocai, che gli stava scrivendo sull’avambraccio il suo numero di telefono. Così, perché non se ne dimenticasse. Con un pennarello rosso. Correva l’anno 2001. Quello delle torri gemelle. E dell’Afganistan violentato a bomba in nome di una giustizia retributiva squisitamente “made in U.S.A”. Credo che la sfacciataggine con cui l’ho avvicinato me l’abbia suggerita un filmato di Emergency. C’è Gino Strada che grida e bestemmia tra il sangue e la sporcizia per fermare l’emorragia a un bambino. Ovviamente un pericoloso terrorista. La telecamera inquadra piccole mani congestionate dall’esplosione. Occhi tristi, sofferenti ma incredibilmente muti. Anzi no: capaci di gridare, pur restando muti. Attimi di concitazione. Di una violenza che non ti può lasciare mai più. E poi il silenzio. Infinito. Disperato… Gino si toglie la mascherina, la getta per terra e se ne va via. Sul letto restano quegli occhi socchiusi e quelle mani. “Živio Saša. Angelo sem iz furlanije. Kako greš?” Non so se rispose per salvarsi dal bluesman, che ormai, avendo finito lo spazio disponibile sull’avambraccio, stava indicandogli, a gesti, quell’altro….Così ho insistito, tra ribolla e castagne. Leggi il seguito di questo post »

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Il burek e la libertà – Balkani ground 0 – Voci da Est#5

Posted by Mauro Daltin su agosto 27, 2007

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IL BUREK E LA LIBERTA’

di Angelo Floramo

Puoi leggere l’intero articolo anche scaricando il pdf cliccando qui
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Quando Amir entrò dalla porta dell’aula venne presentato alla classe con la solita retorica buonista di cui sembra che ormai solo i presidi delle scuole siano capaci: “Ecco un nuovo compagno da accogliere, da capire, da aiutare. Un ragazzo più sfortunato di voi, che non conoscete la fame, la guerra, la paura e per questo più bisognoso del vostro, del nostro affetto”. Parole che si lasciavano cadere come la polvere di gesso dalla lavagna. Quaranta occhi anestetizzati dalla lezione di storia non sembravano volersi svegliare dal sonno della prima ora. Leggi il seguito di questo post »

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LA VOCE DEL MINISTRO – Balkani ground 0 – Voci da est #4

Posted by Mauro Daltin su luglio 30, 2007

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Intervista a Mladen Ivanic, ministro per gli Affari Esteri del Governo di BosniaErzegovina

a cura di Angelo Floramo

Puoi leggere l’intero articolo e l’intervista anche scaricando il pdf cliccando qui
la-voce-del-ministro.pdf

Gordana è la portavoce del ministro per gli affari esteri della Bosnia Erzegovina. Sono sorpreso di ricevere una sua e-mail a pochissima distanza dalla mia lettera con cui chiedo l’opportunità di intervistare il ministro Ivanic. Sorrido al pensiero di quante lungaggini dovrei sopportare se fosse mia intenzione intervistare il ministro degli esteri italiano, o tedesco, oppure quello francese! Per poi ricevere un secco diniego, alla fine. I soliti sopraggiunti impegni. Il tono della lettera è estremamente cordiale: “Pregiatissimo Sig. Floramo, ho il piacere di informarla che il ministro Ivanic è disponibile a concederle un’intervista. Aspettiamo una lista di possibili domande, come lei stesso suggerisce nella sua lettera. Colgo l’occasione per esprimerle i miei più sinceri rispetti”. Così preparo una lista di domande molto accurata, presumendo di sapere. Di capire. Attendo un solo giorno e la risposta è la seguente: “Mio caro Sig. Floramo, dal momento che la situazione in Bosnia Erzegovina è davvero molto complessa e non è mai semplice, è comprensibile che uno straniero sia confuso e perplesso. Così ho deciso di inviarle un po’ di materiale, sperando che la documentazione la aiuti a comprendere meglio, e le sia utile nella stesura del suo articolo. Sarà quindi molto apprezzato se vorrà riformulare le sue domande, in base alle nuove informazioni acquisite. Spero che questa lettera sia considerata da lei una manifestazione di amicizia e di stima”. Una bella lezione davvero. Ho studiato quindi… attentamente. E dopo una settimana ho inviato le domande riviste e corrette… Gordana non si è fatta attendere. Mi ha lasciato il numero personale del ministro e l’indicazione dell’ora. Leggi il seguito di questo post »

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Stari Most – Balkani Ground 0 – Voci da Est #3

Posted by Mauro Daltin su luglio 10, 2007

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con un’intervista a Manfredo Romeo, architetto che ha progettato la ricostruzione del Ponte di Mostar

a cura di Angelo Floramo

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Quando Slavenka Drakulic, la più caustica e acuta scrittrice croata di cose balcaniche, venne chiamata a commentare la caduta del ponte di Mostar, scrisse sulle colonne dell’Observer una considerazione atroce, da cui è impossibile prescindere: contemporaneamente alle immagini del ponte vecchio che crollava, venne diffusa l’impietosa documentazione fotografica del massacro dei civili a Stupni Dol, un villaggio di musulmani attaccato in forze da reparti regolari dell’esercito croato. L’orrore per quelle immagini fu generale, quanto unanime la condanna. Ma nessuno pianse, nemmeno sulla gola aperta della giovane donna vestita di nero, sgozzata e abbandonata tra le macerie, lei, islamica, vittima innocente (come lo sono tutte poi) di un feroce fondamentalismo etnico e cristiano. Quando cadde il ponte di Mostar invece piansero in molti. Leggi il seguito di questo post »

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“A come Srebrenica” – Balkani Ground 0 – Voci da Est#2

Posted by Mauro Daltin su luglio 5, 2007

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Intervista a Roberta Biagiarelli

a cura di Angelo Floramo

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C’è una terra al di là del mare. È abitata da Croati cattolici, Bosniaci musulmani e Serbi ortodossi. Non è indifferente specificare l’appartenenza religiosa. Perché qui ha un significato che ti rimane nel sangue. E ti fa mangiare, vivere, pensare, abitare in modo diverso dagli altri. Soprattutto ti fa credere che gli altri siano diversi da te. In questa terra c’è una città. Si chiama Srebrenica. Un nome difficile da pronunciare. Duro da fissare nella memoria. Nel luglio del 1995 la sua gente vive una pace forzosa, innaturale, sospesa nell’enclave che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha dichiarato zona protetta. Tutto attorno turbina il ciclone delle guerre balcaniche. Ma il 9 luglio il vento cambia all’improvviso. E il generale serbo bosniaco Ratko Mladic decide di irrompere con le sue truppe nel territorio della città. I caschi blu presenti restano a guardare, mentre le sue bande di mercenari, i famigerati “Scorpioni”, si apprestano a celebrare il più grande massacro avvenuto in Europa dalla fine della seconda guerra mondiale. In tre giorni 9000 civili vengono inghiottiti nelle fosse comuni. Gli altri, quelli condannati a sopravvivere, convivono oggi con i fantasmi delle bombe, delle sevizie, degli stupri. Dei lutti. Ma sarebbe troppo semplice pensare che la Bosnia sia riducibile ad un’equazione in cui è possibile dividere il bene dal male, il buono dal cattivo. Qui tutti sono stati vittime e aggressori. Leggi il seguito di questo post »

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“Clea” – Balkani Ground 0 – Voci da Est #1

Posted by Mauro Daltin su giugno 29, 2007

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a cura di Angelo Floramo

Prima di essere inviata in Rwanda dal Tribunale per i crimini di Guerra della Nazioni Unite, Clea Koff si occupava di archeologia classica e antropologia dell’età preistorica, dividendosi tra le università di Stanford e di Berkeley. Ma l’urgenza nei confronti dei diritti umani e la sua passione per la verità l’hanno presto spinta ad investigare il fango delle fosse comuni: quei buchi neri della memoria collettiva in cui gli architetti di genocidi e pulizie etniche della storia hanno da sempre cercato di ingoiare le vittime dei loro massacri. A partire dal 1996, poco più che ventenne, ha ridato un’identità a migliaia di ossa a Kibuye, in Rwanda, a Srebrenica, in Bosnia, in Croazia e in Kossovo. Da questa “passione civile” è nato un libro, intenso e provocatorio, “The Bone Woman”, che in italiano suonerebbe pressappoco come “la signora delle ossa”, edito oltre che negli Stati Uniti anche in Canada, Spagna, Regno Unito, Olanda, Australia e Germania.

Per leggere l’intero articolo e l’intervista puoi aprire e scaricare il pdf cliccando qui
clea.pdf

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Voci da Est – Saša Zograf

Posted by Mauro Daltin su giugno 29, 2007

PaginaZero apre una nuova rubrica dal titolo “Voci da Est” curata da Angelo Floramo, storico collaboratore della rivista. La rubrica deriva dalla raccolta di saggi, articoli, interviste, reportage, immagini, odori, suoni che Angelo ha registrato nel suo peregrinare balkanico incontrando scrittori, intellettuali, poeti, persone.

Queste le parole di Angelo:
“Un itinerario confuso che si snoda attraverso i Balkani. Intesi come epicentro quasi mitico, il respiro di un’area molto più vasta, non solo geografica ma quasi psichica, che parte dalla Slovenia e arriva fino al Caucaso, passando per i monti Tatra. Nel mezzo: Croazia, Bosnia, Serbia, Bulgaria (asse portante, via maestra del libro). Con qualche sogno che si sfilaccia per assonanza nei mondi slavi del nord: Boemia, Slovacchia, Polonia. INTERSEZIONI che nascono dall’incontro con persone speciali in luoghi che diventano speciali per come sono, per la storia che sanno raccontare, per quello che li attraversa. Ne viene fuori una specie di mappa. Le sue coordinate diventano registrazioni di voci e di storie, appunti presi a margine delle cose, disegni, scarabocchi, fotografie sulle quali rimane impigliata un’emozione. Frammenti di mondi che si sono persi ma che sopravvivono ancora, da qualche parte. Poesie.

Angelo Floramo è insegnante, lettore curioso e accanito, opinionista dalla sottile vena ironica, segugio di fermenti culturali, è istituzionalmente uno studioso medievista, ma soprattutto un giocherellone della cultura: esperto di tecniche multimediali, intenditore raffinato della vignettistica, è un profondo conoscitore delle culture dell’est Europa di cui spesso scrive su giornali e riviste di ogni nazione.

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