metavideo: CRYPTA: rita r. florit-paolo fichera-simone giorgino
Posted by paolo fichera su settembre 23, 2010
Ideazione e Testi: Rita R. Florit – Paolo Fichera
Voce: Simone Giorgino
Riprese e Montaggio: Angelo Melpignano
Regia: Rita R. Florit
ORIGINE:
“grotte: dove sulle pareti ci siano graffiti e video. ma che siano i testi le grotte, i testi al cui interno siano inserite immagini e video… video di: un pezzo di carta, ma non semplice, qualcosa tipo cartone rovinato, alla Rotella, all’Emilio Villa. e sopra scritti i testi, miei, nostri. e poi questa carta si allunga, come un elastico. si allarga piano, si vedono i testi scritti allungarsi, le lettere allargarsi fino a diventare loro stesse la carta e avvolgere ciò che uno vede come una grotta: da qui si potrebbe innestare l’immagine di una grotta vera. il tutto con la voce che segue lo sviluppo dell’allungarsi, del crearsi della grotta dalle parole.”
“la mia idea che si “innesta” nella tua. ho pensato a un metavideo… un video nel video… come se il visitatore entrasse nella grotta per la prima volta, mai vista e invece dei graffiti di Lascaux ci trovasse sulla parete, proiettato il video, il cui argomento è l’idea che mi hai esposto, insomma una specie di archeologia contemporanea di scavo a ritroso nel passato per scoprire l’arcana scrittura di un testo che viene trasmesso con un mezzo tecnologico… la parola riportata a uno stadio primordiale un ouroboros segnico che si realizza all’interno di una cavità che la ospita, protetta dalle intemperie della storia, che realizza la fusione annullando la storia… per scrivere sulla grotta scenderemo nella grotta… a ritrovare l’osso primordiale… che ha la forma di una carta preziosa (Rotella o Villa) ritrovata… dove i segni si deformano…”
“deformazione della parola fino allo stiramento, allungamento visivo, all’accartocciarsi dell’immagine, all’annullamento della carta in grotta è un annullamento del testo in favore della parola detta”
“è il testo che diventa grotta in una grotta che diventa testo. – si realizza all’interno di una cavità che la ospita –. sulla voce: all’allungamento visivo corrisponde la deformazione della parola-scritta fino a divenire lei stessa grotta, che ben inteso era già grotta anche all’origine quando la vista la vedeva scritta intera, quindi la voce dovrebbe accompagnare tale deformazione seguendone la deformazione fino a restare lei, una voce sola nella grotta creata dalla deformazione della parola.”
“l’entrata in una grotta (aperta e luminosa, con rocce calcaree sui toni del verde ocra e rosa) dopo una rapidissima esplorazione del contesto la camera si ferma su una parete… lì innesterei l’immagine di uno schermo (negli stessi toni di colore possibilmente) incastonato nella parete che trasmetterà il video sul testo che si allunga, (o deforma e allarga fino a prendere spazio e diventare la stessa parete, la stessa grotta) e sul quale s’innesterà l’audio coi tuoi-nostri testi…”
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Fichera-Korporal-Marcacci-Scarinci: “dormi come visibile”
Posted by paolo fichera su settembre 5, 2010
“Dormi come visibile è il frutto di un progetto lungamente meditato. Il punto di partenza sono state 9 opere di Mirco Marcacci. L’ipotesi di lavoro è stata quella che da queste opere potesse farsi poesia, potesse secondo due distinte sensibilità, quella di Paolo Fichera e la mia (Viviana Scarinci), avverarsi una traduzione che dall’immagine virasse alla parola. Si è proceduto autonomamente a due scritture che solo in un secondo momento si sono confrontate per mutarsi di poco. Mirco Marcacci dopo la lettura delle poesie ha consegnato all’opera una copertina originale e Maria Korporal ne ha curato il progetto grafico.”
Per sfogliare e leggere il libro cliccare sull’immagine di copertina:
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e-book: Paolo Fichera
Posted by paolo fichera su giugno 30, 2010
È uscito il nuovo e-book della collana di poesia le betulle nane
nel rame di Paolo Fichera
per scaricarlo qui:
paolo fichera
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e-book: Viviana Scarinci
Posted by paolo fichera su giugno 28, 2010
È uscito il nuovo e-book della collana di poesia le betulle nane
Atti del farsi di Viviana Scarinci
per scaricarlo qui:
Viviana Scarinci
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JUS il Giusto nel suo mondo – Simone Pellegrini
Posted by paolo fichera su giugno 18, 2010
“Un vento di bêtise soffia ora sul mondo” Gustave Flaubert
Personale di Simone Pellegrini
“JUS, il Giusto nel suo mondo”
catalogo con testi di Luigi Cerutti e Adriana Polveroni
Inaugurazioni:
05.06 Galleria Cardelli&Fontana, Via Torrione Stella Nord 5,Sarzana (SP)
17.06 Galleria Giacomo Guidi artecontemporanea, Vicolo Sant’Onofrio22/23 Roma
Sara Vannacci: Anche se la tua arte si può definire pienamente matura tu sei un artista a tutti gli effetti molto giovane.C’è stato un momento fondamentale nei tuoi primi anni di carriera che ti ha influenzato particolarmente e ha contribuito ad indirizzarti verso la tua produzione artistica attuale?
Simone Pellegrini: Niente che si collochi all’inizio della carriera.
A determinare il quanto del principio è un “levato”.
Quando si comincia in assenza si diventa tacitamente complici della stessa al punto da fare di se stessi i costruttori e i sottrattori dell’elemento aggiunto. Niente che si possa definire realmente fondante ha una valenza positiva tanto da indurci ad immaginare una sua originaria processione verso di noi. Quel che ci inizia alla storia è la recessione del solo elemento che finirà con l’indurci al reale. A noi corre l’obbligo di ricondurre incessantemente questo frammento nel punto interstiziale tra immaginario, simbolico e reale (tenendo in considerazione la suddetta propensione dello stesso verso questo ultimo tropo) pur di darci l’illusione di poter stringere il nodo che siamo.
Proprio riguardo al negativo che insiste da sempre, noi sappiamo (almeno da quando alcuni si sono dati il pensiero di dimostrare la coesistenza di macro e micro pur nella non condivisione delle medesime leggi) che il suo “salto” nell’aldiqua del visibile è dato solo nella moltiplicazione.
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Forugh Farrokhzâd
Posted by paolo fichera su Maggio 27, 2010
La bambola meccanica
Più di così,
sì molto più ancora
si può restare in silenzio
Per ore,
con lo sguardo immobile dei cadaveri,
si può fissare il fumo di una sigaretta
la forma di una tazza
un pallido fiore sul tappeto
un vago tratto sul muro
Con le rigide dita
si può scostare la tenda
e guardare fuori la pioggia che batte,
il bimbo e l’aquilone dipinto
sotto il porticato
e il vecchio carro
attraversare chiassoso la piazza deserta
Vicino alla tenda
si può restare immobili
senza vedere, senza sentire
Con la voce aliena e artefatta
si può gridare forte
“Io amo”
Tra le braccia vigorose di un uomo,
si può essere una donna sana e bella
Con il corpo dalla pelle tesa
con i seni duri e pieni
si può inquinare
nel letto di uno sbronzo, un randagio, un folle
la purezza di un amore
Si può beffare con astuzia
ogni incomprensibile enigma
e accontentarsi di un cruciverba
Si può essere felici
di una risposta banale di cinque o sei lettere,
sì, una risposta banale
Ci si può inginocchiare,
tutta la vita, a testa bassa,
innanzi a un santuario freddo
Si può vedere Dio in una tomba ignota
Si può credere in Dio
Per una piccola moneta
Si può lentamente marcire
come un vecchio predicare
nelle piccole stanze di una moschea
Si può, come lo zero,
nelle divisioni e nelle moltiplicazioni,
restare sempre immutati
si può considerare il tuo sguardo di rancore
il bottone scolorito di una vecchia scarpa
e come l’acqua prosciugarsi nel proprio fossato
Si può nascondere timidamente
in fondo a un vecchio baule,
come una buffa istantanea in bianco e nero,
la bellezza di un attimo
Si può appendere
nella cornice vuota di una giornata
l’immagine di un condannato, vinto crocefisso
si possono coprire,
dietro le maschere, le crepe del muro
o aggiungere ancora altre inutili figure
Si può guardare al proprio mondo
con gli occhi vitrei della bambola meccanica
Si può dormire in una scatola di panno ruvido
con il corpo riempito di paglia
tra pizzi e perline
e a ogni volgare pressione delle dita
gridare invano
“oh, come sono felice”
Trad. Faezeh Mardani
§
Forugh Farrokhzâd (da qui) nasce a Teheran nel 1935, in un periodo di grandi trasformazioni sociali, terza di sette figli, Forugh studia arte e inizia prestissimo a comporre versi appassionati. A sedici anni sposa il cugino trentenne, Parviz Shapoor, disegnatore e caricaturista e l’anno successivo dall’unione nasce Kamyar. Dopo tre anni di matrimonio si sentirà costretta a scegliere tra il marito e la poesia e sceglierà quest’ultima, perdendo per sempre, secondo la legge coranica, la possibilità di rivedere suo figlio. Pubblica nel 1955, la silloge Asir (Prigioniera) che suscita scalpore. Per la prima volta nella storia islamica una donna esprime emozioni e sentimenti, con una lirica dal linguaggio esplicito e spontaneo, considerata immorale dalla cultura tradizionale, per la sensualità e la carica erotica. Ma Forugh “paga” duramente le coraggiose scelte di autonomia e anticonformismo, con una forte depressione che la porterà nel settembre dello stesso anno al ricovero di un mese in un ospedale psichiatrico. Parte poi per un lungo viaggio in Italia e in Europa. È il 1956 ed esce la sua seconda silloge, Divar (Il muro), dedicata all’ex marito. Quello stesso anno ha inizio l’intenso rapporto artistico e sentimentale col regista-scrittore Ebrahim Golestan che, pur avendo già una moglie, tra alti e bassi, l’accompagnerà fino alla morte. L’eclettica Forugh si dedica quindi con successo alla sceneggiatura, al montaggio, alla recitazione e infine, col documentario Khamnè siyab ast (La casa è nera), girato in una colonia di lebbrosi, ottiene, nel 1964, il primo premio per la regia al festival di Uberhausen. Del 1964 è anche la pubblicazione di Tavallodi digar (Un’altra nascita), dedicata a Golestan, una raccolta di 35 poesie scritte nei precedenti sei anni di intensa attività artistica. Quest’opera vede la luce in un periodo in cui le restrizioni del regime dello scià Pahlavi trasformano ogni scritto in voce di protesta ed è già forte in Iran l’influsso della cultura europea. Sarà pubblicato postumo, nel 1974, l’ultimo volume Imam biavarim be aghaz-efasl-esard (Crediamo soltanto all’inizio della stagione fredda). Nel pomeriggio del 13 febbraio 1967, al culmine del successo seppur ignorata e invisa ai regnanti, alla guida della sua jeep sbanda e si schianta contro il muro di un viale alberato di Teheran, in circostanze mai chiarite dalle istituzioni. Ha solo 32 anni.
Traduzione italiana di Domenico Ingenito. Disponibile qui
Traduzione italiana di Faezeh Mardani. Aliberti Editore
The House is Black. Khamnè siyab ast
“Se io ho scritto poesie per tutta la vita, questo non significa che la Poesia sia l’unico mezzo di espressione. A me piace il cinema. Se potessi lavorerei in ogni campo. Se non fosse esistita la Poesia avrei recitato in Teatro. Se non fosse esistito il Teatro, avrei fatto del Cinema. Se perseguo la strada dell’Arte è perché ho qualcosa da dire.”
Forugh Farrokhzâd
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casa editrice L’arcolaio
Posted by paolo fichera su Maggio 3, 2010
Poesia
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La Costruzione del Verso collana cameo
Il Laboratorio autori impegnati nella sperimentazione poetica
I Codici del ‘900 per gli autori italocentrici
I Germogli poesia di autori esordienti o alla prima pubblicazione
L’Altra Lingua dedicata alla poesia dialettale
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Prosa
Brogliacci & Prose Riflessioni e romanzi
Saggi
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Chi fosse interessato a sottoporre in lettura le proprie opere può farlo inviandole all’indirizzo info@editricelarcolaio.it
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Segreteria: info@editricelarcolaio.it
Direttore: gianfrancofabbri@editricelarcolaio.it
Sede Aziendale: Via Ravegnana 534, 47100 Forlì
per qualsiasi informazione e per l’acquisto anche on line dei volumi della casa editrice consultate il sito:
http://78.6.11.203/Arcolaio/
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Dall’amicizia alla donazione di sé Laura Paolini/La stirpe del mare Gianluca Chierici/Come all’origine dell’aria Filippo Davoli/Uodishallo Emidio Montini/I giorni dell’acqua Rossella Renzi/nel respiro Paolo Fichera/Cercavi tra l’erba le parole Roberto M. Masini/Ma ciò che resta lo istituiscono i poeti Daniele Referza/Io cane Roberto Cogo/Ruderi del Tauro Enrico De Lea/Minuta di silenzio Lorenzo Mari/Canti onirici Silvia Comoglio/La parola data Giovanni Nuscis/Gli affanni, gli agi e la speranza Giorgio B. Squarotti/Dire Fabio Michieli/Canzoniere I Gianluca D’Andrea/L’inclinazione al cerchio Iliana de Monte/Cosmesi Tonino Vaan/Livorno Mauro Germani/Interno, Esterno Salvatore Della Capa/Bucare la polvere Katia Zattoni/Humus Francesco M. Tipaldi/Giorni manomessi Roberto Ceccarini/Stanze del viaggiatore virale Giovanni Turra Zan/La lepre cede il passo all’oro Francesca Sallusti/Ciclo di Giuda Lorenzo Carlucci/Gli incendi Filippo Davoli
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CARTA BIANCA – LA FESTA DI ESISTERE
Posted by paolo fichera su Maggio 2, 2010
mostra fotografica di Manuel Magni video di Stefano Massari
CARTA|BIANCA – spot nuova mostra fotografica + venerdì 7 maggio ‘MATERIALI PERSISTENTI’ – festa con apertivo – live set acustico Ladeeva+Manuel Magni (chitarra – basso e voce) dedicato al il 32° anniversario dell’omicidio mafioso di Peppino Impastato
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THE PURSUIT OF HAPPINESS | Arsenal Gallery | Poznan
Posted by paolo fichera su Maggio 1, 2010
THE PURSUIT OF HAPPINESS
Louise Adkins, Alexander Bates, Melissa Bugarella, Kathryn Cooper, Andy D’Cruz, Charlie Coffey, Michael Davies, Maddy Dickerson, Tinsel Edwards, Iames C. Fagan, Ester Faiman, Gene George, Ierome Harrington, Anna Kalwaitys, Merve Kaptan, Maria Kiartansdottir, Aneta Lis, Eva Lis, Tomasz Madaiczak, Ivo Nikic, Herve Perez, Paulina Plachecka, Marianna i Daniel O’Reily, Alicia Rogalska, Mateusz Sadowski, Iustyna Scheuring, Erica Scourti, Emily Paige Short, Michal Tkachenko, Matthew Vedron, Siohban Wanklyn, Liz Wroe, Fani Zguro, Piotr Zylinski
Curators Tekla Wozniak, Zbigniew Kotkiewicz
Arsenal Gallery, Poznan
From May 7 until June 6, 2010
THE PURSUIT OF HAPPINESS Project joined SocialDesignSite, a non-profit organisation that aims to foster a discourse on social design through our international online platform and the organization of and participation in projects, exhibitions, conferences, lectures, etc. THE PURSUIT OF HAPPINESS Project is looking for contributors for its upcoming publication. The publication will anticipate and promote series of exhibitions and talks. With help of academics and art students, creative and critical writing practitioners we aim to prepare a strong background for upcoming events and develop a critical discourse on The Pursuit of Happiness. Selected for the publication texts will be presented in the book along with the artworks submitted to the project. The curators encourage all of you considering participation in the project to familiarize with the participating audio-visual artists’ works and a brief introduction to THE PURSUIT OF HAPPINESS Project . They are available on the project’s website:
galeria miejska arsenał
stary rynek 3
61-772 poznań
poland
tel/fax
work +48 61 852 95 01
work +48 61 852 95 02
arsenal@arsenal.art.pl
www.arsenal.art.pl
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Antoine D’Agata – “L’image d’après”
Posted by paolo fichera su aprile 27, 2010
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Tirannide
Posted by paolo fichera su aprile 24, 2010
Vittorio Alfieri
“Tirannide indistintamente appellar si debbe ogni qualunque governo in cui, chi è preposto all’esecuzione delle leggi può farle, distruggerle, interpretarle, impedirle, sospenderle o anche soltanto eluderle con sicurezza d’impunità. E quindi o questo infrangileggi sia ereditario o elettivo, usurpatore o legittimo, uomo buono o tristo, uno o molti, a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva che basti a ciò fare, è tiranno, ogni società che lo ammetta è tirannide, ogni popolo che lo sopporta è schiavo”.
“Dalla paura di tutti nasce nella tirannide la viltà dei più. Ma i vili in supremo grado necessariamente son quelli, che si avvicinano più al tiranno, cioè al fonte di ogni attiva e passiva paura. Grandissima perciò, a parer mio, passa la differenza fra la viltà e la paura. Può l’uomo onesto, per le fatali sue natìe circostanze, trovarsi costretto a temere; e temerà costui con una certa dignità; vale a dire, egli temerà tacendo, sfuggendo sempre perfino l’aspetto di quell’uno che tutti atterrisce, e fra se stesso piangendo, o con pochi a lui simili, la necessità di temere, e la impossibilità d’annullare, o di rimediare a un così indegno timore. All’incontro, l’uomo già vile per propria natura, facendo pompa del timor suo, e sotto la infame maschera di un finto amore ascondendolo, cercherà di accostarsi, d’immedesimarsi, per quanto egli potrà, col tiranno: e spererà quest’iniquo di scemare in tal guisa a se stesso il proprio timore, e di centuplicarlo in altrui.”
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“Grazia De’ Fiori” Simone Franco, Simone Giorgino e Orodè Deoro
Posted by paolo fichera su marzo 20, 2010
Omaggio a Carmelo Bene, nell’ottavo anniversario della sua morte.
16 marzo 2010, Fondo Verri di Lecce.
Un estratto di “Grazia De’ Fiori”: performance pittorica di Orodè Deoro e letture dal poema beniano “‘L MAL DE’ FIORI” del poeta Simone Giorgino e dell’attore Simone Franco, con selezione musicale a cura degli stessi e di Andrea Cariglia.
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Il golem è un sosia
Posted by paolo fichera su marzo 19, 2010
Scena dal film muto Der Golem, wie er in die Welt kam (1920) di Paul Wegener
Nel racconto di Jorge Luis Borges c’è un uomo che guarda al golem, al simulacro che sta sognando. Nell’opera di Maria Korporal è viceversa il golem a guardare; e quanto appare riflesso dagli schermi è ciò che il suo occhio scruta. Ma il golem è anche un sosia, un’immagine di noi, emulsionata in una fisica dirimpetta, da un nostro atto immaginativo iniquo, in cui ci si plasmi, o per verità o per morte, assoluti, e senza nessuna variabile nell’ambito di questo spettro. Se il golem è anche questo, noi stessi, come sembra suggerire l’opera di Maria Korporal, ne risultiamo al suo occhio, simulacri che si sognano riflessi da una teoria di schermi. E come il golem, fantocci devoluti al loro stesso occhio, che si credono umani, inseguendo il sogno di apparire. E si ribellano solo nel caso in cui si voglia disinnescare la loro immagine, cancellando un’iniziale (Viviana Scarinci)
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Che cos’è un golem?
Posted by paolo fichera su marzo 18, 2010
di Maria Korporal
Che cos’è un Golem? In ebraico antico la parola sembra che abbia significato l’embrione umano, l’esistenza imperfetta prima della creazione. Il nome appare nella Bibbia al verso 16 del salmo 138: “I Tuoi occhi videro il mio golem…” Nella filosofia ebraica del medioevo il termine indicava materia viva ma ancora senza forma. Nella Germania del XII-XIII secolo i mistici hassidici sperimentavano un rito oscuro, dove il potere cabalistico dell’alfabeto ebraico veniva usato per manipolare la materia terrosa fino ad animarla, cioè a crearne un “golem”; una specie di simulazione della creazione di Adamo dal fango. Queste usanze mistiche e filosofiche diedero vita ad una serie di leggende sul Golem, che diventò uno dei più importanti temi del folklore ebraico e della letteratura yiddish. Queste leggende hanno in comune un rabbino o un cabalista che crea un fantoccio d’argilla, con sulla fronte scritta la parola EMETH, che vuol dire verità e che possiede il potere di animare la creatura. Il Golem può essere disattivato cancellando la prima lettera, facendolo crollare a terra sotto il potere di METH, cioè morte. In molte versioni il Golem viene creato per proteggere gli ebrei dai loro innumerevoli nemici sempre pronti alle calunnie antisemitiche e alle persecuzioni, in altre appare come automa o robot primitivo per aiutare nei lavori domestici. Di solito il Golem viene descritto come un simpatico e goffo individuo. Tuttavia, in quasi tutte le storie si arriva sempre ad un momento fatale: il rabbino dimentica di cancellare la lettera del potere per disattivare il Golem quando non serve, e il fantoccio d’argilla cresce a dismisura fino a scatenarsi e a minacciare il suo creatore. Alla fine si riesce sempre a sopraffare la creatura. Leggi il seguito di questo post »
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“L’occhio del golem” di Maria Korporal
Posted by paolo fichera su marzo 17, 2010
“voleva sognarlo con minuziosa interezza e imporlo alla realtà. (…) Lo sognò attivo, caldo, segreto, della grandezza d’un pugno serrato, color granata nella penombra d’un corpo umano ancora senza volto né sesso; con minuzioso amore lo sognò, durante quattordici lucide notti. Ogni notte lo percepiva con maggiore evidenza. Non lo toccava: si limitava ad esserne testimone, a osservarlo, talvolta a correggerlo con lo sguardo. Lo percepiva, lo viveva, da molte distanze e sotto molti angoli. La quattordicesima notte sfiorò con l’indice l’arteria polmonare e poi tutto il cuore, di fuori e di dentro. L’esame lo soddisfece.”
Le rovine circolari (Finzioni, 1944) di Jorge Luis Borges
Le fotografie si riferiscono a “L’occhio del golem” di Maria Korporal. L’opera la si potrebbe definire un’istallazione reale, in quanto occupa una porzione di spazio piuttosto rilevante e si sviluppa soprattutto in altezza. Come si evince dalle fotografie essa appare esternamente come un cilindro costituito da piccoli schermi, i quali riflettono lo sviluppo di un motivo unitario che segue la curvatura dell’esterno dell’opera. Il cilindro custodisce al suo interno l’occhio del golem (Viviana Scarinci)
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LA POESIA NELLA RETE
Posted by paolo fichera su marzo 13, 2010
PoesiaPresente e Poesia teXtura Festival 2010
Per il terzo anno consecutivo le associazioni Mille Gru (PoesiaPresente) e delleAli (Poesia teXtura Festival) incrociano le proprie strade. Dopo aver presentato, per la prima volta insieme, Mariangela Gualtieri e Mauro Ermanno Giovanardi (poesia e musica – 2008) e “Fra le mura”, di Maria Arena, con Rosaria Lo Russo e Daniela Orlando (poesia e danza – 2009), quest’anno il festival indagherà il rapporto tra “poesia, arti visive e nuove tecnologie” con Nanni Balestrini, Giovanni Fontana, Stefano Massari e Giacomo Verde (che per teXtura terrà anche un video-laboratorio).
La terza serata è dedicata espressamente al rapporto tra poesia e rete:
LA POESIA NELLA RETE
Spazi virtuali e immaginari poetici
A cura di Sebastiano Aglieco
Vimercate, Biblioteca civica, piazza Unità d’Italia 2 g
Sabato 17 aprile ore 15/19
Temi:
I blog più rappresentativi di poecast.
La poesia e i poeti in facebook.
Gli editori di poesia in rete.
Spazi personali e alternativi.
Arti e poesia: videopoesia, immagini, progetti di lettura.
Dalla rete alla carta stampata: due esperienze di critica letteraria e una antologia:
Radici delle isole, di Sebastiano Aglieco
Poesia e finitezza, di Stefano Guglielmin
Leggere variazioni di rotta, a cura di Liberinversi
Gli amici poeti, critici, editori, organizzatori di eventi che utilizzano la Rete come mezzo di fruizione e di diffusione della poesia, sono tutti invitati a partecipare direttamente alla serata per esporre la propria esperienza. Per esigenze organizzative è necessario rivolgersi a Sebastiano Aglieco scrivendo urgentemente a: narcyso@virgilio.it
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Holan Pasolini. L’ossimoro della finestra
Posted by paolo fichera su dicembre 22, 2009
dal blog di Viviana Scarinci:
Holan Pasolini. L’ossimoro della finestra
Nessuno di noi vuole per altro nascondersi, o nascondere al lettore, che non solo la copertina di questo libro, ma il libro stesso – la sua esistenza, la sua comparsa in questa collana – è o può sembrare una sorta di ossimoro. Quando, nel 1975, compì settant’anni Holan, una rivista italiana (…) pubblicò, assieme a una sua breve poesia inedita (…) anche dei versi, pure inediti, di Pasolini, intitolati “Guardo la finestra chiusa della casa Holan”. E questi versi erano, anzi sono (anzi possono sembrare) un attacco a Holan, che Pasolini descrive come un eremita “divenuto venerabile” la cui privatezza è “vezzeggiata e protetta” dalle “migliori signore borghesi”, un vecchio malato le cui mani “non gli servono più se non a tremare” e che sorbisce “brodi e tè/ come un piccolo sublime porco ferito/ ingrugnato e affabile” un “poeta da teatro” che fa “il gesto di scrivere poesia anziché scrivere poesia” …
Nella decisione di pubblicare questo libro nei “Quaderni di Pier Paolo Pasolini” qualcuno potrebbe vedere, una volontà di paradosso, una bizzarra e un po’ sconsiderata provocazione. Come interpretare come giudicare altrimenti, la presenza di un poeta che Pasolini non amava, al quale Pasolini si rivolgeva con dura estraneità e quasi con ripugnanza, nella collana che porta il suo nome?
Si rassicuri il lettore: le cose non stanno così. Che Pasolini, lungi dal non amare la poesia di Holan, la apprezzasse grandemente e desiderasse conoscerla più di quanto la conosceva, lo prova in modo inequivocabile un articolo uscito il 14 aprile 1974 sul Corriere della Sera (…) : “Un’ombra che prese corpo , un “nome” che è diventato un fatto. Holan è entrato nel novero dei poeti letti”. Leggi il seguito di questo post »
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PRIVATE n. 47
Posted by paolo fichera su dicembre 14, 2009
Diciotto reportage di autori israeliani per diciotto trame, tra esteriorità, paradossi, psicologia e dramma. Uno sguardo fotografico diverso sulle tante anime di un paese dalle forti contraddizioni: israeliano o palestinese, ricco e povero, moderato ed estremo, tradizionale e secolare, creativo e distruttivo, presente o futuristico, rifugiato, residente, immigrato, sopravvissuto o clandestino, musulmano, ebreo, cristiano, druso o samaritano.
Un itinerario tra le contrapposizioni sociali e le differenze religiose dove i confini formano l’identità.
La percezione fotografica dei confini nel paese delle contrapposizioni.
Fotografi
Abir Sultan | Ahikam Seri | Benyamin Reich | Dan Bronfeld | Dvir Stanislav | Eddie Gerald | Elinor Carucci | Felix Lupa | Gaston Zvi Ickowicz | Gili Yaari | Harel Stanton | Julia Komissaroff | Kobi Wolf | Nitzan Hafner | Tomer Appelbaum | Yaakov Israel | Yonathan Weitzman | Yuval Tebol
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e-book: Aleksandr Kuljachtin
Posted by paolo fichera su dicembre 12, 2009
È uscito il nuovo e-book della collana di poesia le betulle nane
Versi a Pietroburgo di Aleksandr Kuljachtin
per scaricarlo qui:
Aleksandr Kuljachtin
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K.H. Hödicke
Posted by paolo fichera su dicembre 12, 2009
K.H. Hödicke
Senza titolo
Tecnica: Gouache su carta
Dimensioni: 30×40 cm
Anno: 1987
Collezione privata
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fogli d’occhi#2
Posted by paolo fichera su dicembre 10, 2009
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e-book: Evgenij Palamarčuk
Posted by paolo fichera su dicembre 10, 2009
È uscito il nuovo e-book della collana di poesia le betulle nane
Kaliningrad di Evgenij Palamarčuk
per scaricarlo qui:
Evgenij Palamarčuk
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Poesia Araba – Sussurri al di là del mare
Posted by paolo fichera su dicembre 8, 2009
Su Clepsydra Edizioni, presentazione di una raccolta di quindici poeti di lingua araba.
“Questa raccolta raccoglie diverse testimonianze di come il poeta vede la guerra, la vita, l’amore per l’altro, l’amore per Dio e di come tutto questo influenzi la visione della poesia all’interno di un contesto sociale diverso da quello occidentale. Una poesia molto intima quanto certamente collettiva: si ritorna un po’ al passato leggendo questa poesia, perchè essa si fa promotrice di valori molto forti come l’amore e la fede; di impronta non solo soggettiva ma anche oggettiva. Questa poesia sembra il punto d’incontro delle anime; è la forza che accelera e fa sì che esistano gli incontri tra le persone; è certamente una poesia che continuamente cerca di trasmettere e completare quello che le persone comuni pensano, ma non sanno dire. In un certo senso, si mostra come poesia rivelatrice. Il poeta quindi è colui che rivela al mondo quello che non riesce a dire, a vedere, ad osservare; e lo fa con un linguaggio molto alto, intensamente ricercato perché la parola attraversi i cuori e la mente; perché la parola possa esprimersi, semplicemente.” (Anila Resuli)
Per scaricare i pdf della raccolta in triplice lingua italiano-inglese-arabo: QUI
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Il poeta tuareg: Mahmoudan Hawad
Posted by paolo fichera su dicembre 8, 2009
Mahmoudan Hawad. Biografia e poesia
a cura di Marco Ribani
Scrittore e pittore tuareg, nato nel 1950 in una famiglia nomade a nord di Agadez, in un accampamento della tribù Ikaskazen, appartenente alla confederazione dei Kel Aïr (l’Aïr è un massiccio montuoso situato al nord ovest dell’attuale Niger). Sua madre e sua zia lo allevarono secondo la tradizione tuareg che egli distingue scrupolosamente dall’educazione islamica per la quale nutrirà un odio profondo per tutta la sua infanzia. Definisce l’educazione tuareg non solo come l’apprendimento della vita nel deserto, della transumanza, della conoscenza e classificazione delle specie (vegetali e animali), ma anche come l’apprendimento di una cultura trasmessa attraverso cicli di racconti molto elaborati, cinque cicli in tutto, di cui l’ultimo tiene insieme il tutto. Impara il dominio sulle parole accompagnando suo nonno alle riunioni politiche (chiamate “asagawar”) e partecipa con sua madre e lo zio materno agli “ahal” le veglie che sono allo stesso tempo scuole di teatro, filosofia e poesia. Oltre a due romanzi, Hawad ha pubblicato una quindicina
di opere poetiche.
Houles des horizons disegni tuareg su lettura Hawad
Attraversando il crepuscolo
Tra la notte e la luna,
passano gli uomini aghi
che l’insonnia ricuce.
Tra la notte e le tombe,
camminano gli uomini.
Tra la luna e l’ombra della palma,
passano gli uomini della penombra, sogno,
uomini che portano a spalla un fucile
e la rete delle strade e dei canti,
uomini rami del loro sogno,
uomini che calzano i ciottoli,
uomini che risalgono la notte
sul campo della notte,
uomini miscuglio di barba e rivolta,
braccia d’uomini,
passano e seminano aurore,
fruste che fustigano i giorni.
O uomini resistenti
Che attraversano il crepuscolo!
Uomini,
ormai siete braccia dell’aurora
e albero del giorno.
Uomini
Non dimenticate le donne,
radici e cime del giorno.
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