Un corpo sul fondo di Pietro Spirito, edizioni Guanda
Recensione di Mauro Daltin
Un corpo sul fondo (Guanda) del giornalista e scrittore triestino Pietro Spirito è una storia che guarda al passato con l’occhio del presente, presente che riesce a coprire un vuoto nella memoria e nella storia. La vicenda è quella del sommergibile italiano Medusa che nel gennaio del 1942 al largo delle coste di Pola, viene colpito da un siluro britannico. L’equipaggio si adagia sul fondo del mare, quattordici uomini sono intrappolati nella camera di lancio e per giorni vivono tra la vita e la morte, con l’ossigeno che scarseggia ogni minuto che passa e con la speranza che da lassù qualcuno li tiri fuori. Ma non succederà. Dopo sessant’anni, una storia simile si ripete, quella del sommergibile russo Kursk che dà il là alla riemersione di memorie e sensi di colpa di un anziano reduce che contatta un giornalista e comincia a raccontare la sua personale versione dei fatti, approssimativa e contaminata, ma che fa scattare la curiosità al giornalista. Ha inizio una ricerca su quello che è effettivamente accaduto in quel lontano 1942. Le storie si intrecciano, come pure i generi letterari che passano da narrativi a saggistici, da notizie storiche e tecniche a racconti quotidiani.
Il libro vive di questa ricerca che non avviene esclusivamente tra archivi, documenti o memorie, ma è un’analisi su più piani fra coscienza individuale e collettiva, senso di colpa personale e senso di colpa della Storia, volutamente ignara di aver sotterrato in fondo al mare 14 uomini. Leggi il seguito di questo post »